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Sofferenza e programmazione collettiva

Come sciogliere traumi atavici attraverso la forza dell’immaginazione

Vi sarà capitato di entrare in una stanza e sentirvi a disagio, sentire che in quella stanza c’è qualcosa che non va. Probabilmente lì si è appena svolto un litigio, o potrebbe essere presente una persona che sta male, o ancora potrebbe esservi avvenuto un atto di violenza.

Perché lo avvertiamo?

La realtà è influenzata da campi morfici, ossia accumuli di informazioni sotto forma di vibrazioni/energia che influenzano l’aspetto e l’andamento degli eventi sia a livello micro che macro cosmico. I luoghi, in special modo quelli chiusi e con forte presenza di materiali porosi e assorbenti come il legno, rimangono impregnati di queste informazioni.

Ma cosa crea i campi morfici?

Gran parte dei campi morfici sono creati dal nostro cervello: quando pensiamo i pensieri si ergono sopra di noi come nuvole - a chi ha una vista eterica sviluppata possono apparire proprio come nuvolette.

Nella maggior parte dei casi, questa energia condensata si disperde velocemente, ma se si tratta di pensieri ossessivi, ripetitivi, questa nuvoletta che si forma sopra il nostro capo diventerà molto spessa.

Se per esempio siamo soliti visitare mondi immaginari, sempre gli stessi, ecco che daremo molta forza energetica a questi mondi, che diventeranno di conseguenza quasi concreti: si pensi a scenari e personaggi immaginari molto famosi che fanno ormai parte dell’immaginario collettivo: la nostra parte irrazionale è convinta esistano realmente personaggi come Harry Potter o mondi fantastici come la Terra di Mezzo.

Perché sto dicendo tutto questo? Perché millenni di cultura e tradizione hanno creato campi morfici specifici su varie zone del pianeta.

Nella nostra Italia abbiamo un’influenza molto forte da parte dell’istituzione Chiesa che porta la propria interpretazione della parola di Dio.

“Siamo tutti peccatori” e “Siamo nati per soffrire”: queste due frasi costituiscono altrettanti campi morfici enormi e fortissimi.

Se vi rendete conto dell’influenza che avuto l’educazione dei vostri genitori nella vostra vita, se riconoscete quanto hanno inciso sulla vostra personalità alcune frasi che vi sono state ripetute sin da piccoli, potete immaginare quanto a livello di popolo queste frasi abbiano influenzato generazioni e generazioni. Basterebbe semplicemente il fatto che siano state ripetute per millenni fino a entrare nel subconscio collettivo, per spiegare come mai molta umanità ha una percezione negativa di sé.

Quindi quando parliamo delle nostre ferite, del nostro corpo di dolore, non stiamo parlando soltanto di ciò che ci è successo in seno alla nostra famiglia, il che a volte è addirittura qualcosa che appare irrilevante pesino a noi stessi e non giustifica perché ci sentiamo così feriti.

Infatti non è tanto quello che è successo nella nostra vita ma piuttosto il fatto che qualsiasi fattore, dalla famiglia all’ambiente a tutto ciò che ci circonda, non fa altro che soffiare su ferite che esistono da ben prima della nostra nascita in questa vita e che sono state impresse nel subconscio collettivo del popolo cui apparteniamo.

Ferite che, anche la scienza oggi ne conviene, esistono in noi persino a livello di DNA. Col patrimonio genetico infatti non vengono trasmesse solo informazioni per la composizione della nostra biologia ma ci vengono tramandati dai nostri avi anche talenti e traumi.

E' evidente, quindi, che il nostro corpo di dolore non si sia formato solamente in questa vita. E tutto questo senza andare a scomodare la possibilità d’avere avuto vite precedenti.

Da qui l’importanza di alleggerirci dei pesi che ci portiamo appresso non solo come individui ma come discendenti di una famiglia, come donne o uomini, come italiani, come ricchi o poveri.

Ma come fare?

Oggi abbiamo a disposizione molti strumenti che possono aiutarci in questo compito: viaggi sciamanici, rituali, costellazioni, drammatizzazioni.

Oppure possiamo fare affidamento sulla nostra saggezza innata e scrivere una storia: un po’ come il principio dell’omeopatia, cureremo il simile con il simile, inietteremo nuove forme pensiero nei campi morfici che ci opprimono per diluirli e così indebolirli.

Lasciatevi andare, lasciate andare la vostra immaginazione: che diventi canale per le informazioni che arriveranno. Non sto dicendo che scoprirete e vi ricorderete delle vostre vite precedenti, specialmente se non credete a questo. Sto dicendo che vivrete delle storie che saranno simboliche e parleranno di voi così come lo farebbe una fiaba scritta da voi, ok? Quindi lasciatevi andare, lasciatevi guidare dall’intuito e scoprite dove vi può condurre la vostra immaginazione, in quali regni. Ripercorrere, anche solo a livello simbolico, il nostro viaggio come cellula di coscienza che attraversa spazio e tempo significa accogliere, comprendere e prepararci a lasciare andare.

Perché se riusciamo a sciogliere il bagaglio formato dalle eredità di tutti i corpi di dolore dei nostri avi e del nostro spirito, siamo arrivati al bandolo della matassa.

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